I rebranding più interessanti del 2021

11 Febbraio 2022
Posted in News

Al giorno d’oggi il lavoro sulla brand identity da parte delle aziende, in ogni settore, è costante, oltre che tenuto in massima considerazione. E così, anche nell’anno appena trascorso sono stati decine i marchi che hanno deciso di cambiare rotta e sposare operazioni di rebranding più o meno radicali.

Prima di tuffarci nel 2022, abbiamo deciso di fare una piccola carrellata dei rebranding 2021 che ci sono sembrati più rilevanti e destinati (per un motivo o per l’altro) a lasciare il segno.

I rebranding più interessanti del 2021

Burger King

Partiamo subito con un pezzo da novanta: quello di Burger King è senz’altro uno dei rebranding 2021 più visibili e anche meglio riusciti. La catena di fast food ha affidato la sua immagine e la sua identity all’agenzia Jones Knowles Ritchie (JKR), che ha riportato le lancette dell’orologio indietro di una ventina d’anni, prendendo ispirazione all’identità pre-1999 dell’azienda.

La parte più evidente è il logo-burger dalle linee vintage, rivisto anche nelle proporzioni e nei colori per raggiungere due obiettivi al tempo stesso: avere una vita digitale più semplice ed essere più vicino possibile ai prodotti venduti.

Ma il logo ovviamente non è che la punta dell’iceberg. Tutta la parte visual di Burger King è stata rivista in chiave minimale-retrò, andando a solleticare negli utenti concetti come genuinità, sapore e atmosfera familiare. Un bel ritorno al futuro!

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Campbell’s

Affrontare il rebranding di marchi storici non è mai semplice, figuriamoci se il proprio prodotto più iconico è sostanzialmente un’opera d’arte, grazie all’ossessione sviluppata da Andy Warhol per i barattoli di Campbell’s Soup nei primi anni ’60.

E invece nel 2021 anche l’azienda americana ha preso il coraggio a due mani e ha deciso di intervenire sulla propria immagine dopo oltre 50 anni, con l’obiettivo di rivolgersi in maniera efficace alle nuova generazioni di consumatori.

Il rebranding 2021 della zuppa Campbell's

Il lavoro è stato realizzato dall’agenzia Turner Duckworth in collaborazione con Ian Brignell per quanto riguarda i font e con Filip Yip per l’illustrazione del medaglione dorato.

Restano i classici colori bianco e rosso, ma cambia il font della scritta Campbell’s, resa più semplice, ariosa e moderna anche se sempre ispirata alla firma del fondatore.

Piccola chicca: il disegno della C si ritrova fra gli elementi dei gigli dorati che adornano le lattine di zuppa. Confermata anche la classica O inclinata della scritta Soup, nonostante la scelta di un font più moderno e lineare.

Refresh totale anche per il medaglione dorato, come scritto sopra. Riusciranno le confezioni di zuppa più famose del mondo a confermare la loro iconicità anche dopo questi interventi?

Pringles

Cambio di look anche per Mr.Pringles, “volto” delle più celebri patatine nel tubo. Il logo perde i capelli e riceve, in cambio, una mano di nero ai folti baffi, oltre a recuperare le sopracciglia.

Nel 2021 rebranding anche per Mr. Pringles

In realtà il nuovo volto di Mr. P aveva già debuttato negli USA alla fine del 2020, ma la versione 2021 è quella per il mercato globale, in cui la scritta del brand è inserita in maiuscolo e con un nuovo font all’interno di un papillon rosso oversize.

L’aspetto forse più interessante è che si è voluto dare a Mr. P una maggiore espressività, rendendolo protagonista della vita del brand disegnando dei volti che, vivranno nel mondo social e digital ma anche sulle nuove confezioni.

Fedrigoni

Obiettivo: creare una moderna identità globale per un’azienda che è leader mondiale nel settore delle carte speciali per grafica, packaging ed editoria e in quello dei materiali autoadesivi. Soprattutto nel nostro mondo, non poteva passare inosservato il rebranding di Fedrigoni, che ha scelto Pentagram per rinnovare la propria identità e razionalizzare le sue varie componenti interne.

La nuova immagine coordinata di Fedrigoni

Come logo è rimasto il classico scudo Fedrigoni, contenente l’anno di fondazione (1888) e l’emblema della scala, omaggio a Verona, città natale dell’azienda. Le applicazioni del logo sono improntate all’essenzialità: bianco o nero a seconda dello sfondo (e dei settori merceologici) più una suite di grigi come colori secondari. In questo modo l’immagine è perfettamente coerente e sempre riconoscibile.    

Ma la vera bandiera è il nuovo font Fedrigoni, rivisitazione dello storico Forma di Aldo Novarese, realizzata da David Jonathan Ross. Il typeface viene ora utilizzato in due diversi pesi, Text Regular e Text Bold e va a sostituire il precedente Peignot. Moderno, leggibile e funzionale, “rappresenta perfettamente l’identità globale di Fedrigoni: forte, audace e sicura di sé, con un potente riferimento alle radici italiane”, ha spiegato Harry Pearce di Pentagram.  

Rebranding e calcio: il 2021 è stato l’anno dell’Inter

Anche il mondo dello sport – e in particolare del calcio – negli ultimi anni è particolarmente attento alle esigenze di brand. Il campo, da solo, non basta più, così come non bastano la tradizione e i tifosi. I club sono aziende, cercano opportunità commerciali, utenti da coinvolgere, etc.

Naturale, dunque, che anche una squadra di vertice come l’Inter intraprendesse la strada del rebranding, affidato al celebre Bureau Borsche e presentato nella primavera 2021, poche settimane prima dello scudetto numero 19.

Nel 2021 rebranding anche per l'Inter

La novità maggiore è la “semplificazione” del monogramma, pensata per avvicinarsi al mondo digital. Lo stemma circolare perde la F e la C (Football Club) lasciando che al centro di tutto resti solo IM. Inter Milano – come la squadra vuole essere conosciuta ora in tutto il mondo, certo – ma anche I’M nel senso di io sono, il claim sul quale si è giocata tutta la campagna di lancio della nuova identità Inter.

Minimale anche la scelta dei colori. Sparisce il tradizionale oro, debutta un nuovo blu (Klein Blue) assieme a un font dedicato. Piccola curiosità: il crest nella sua versione principale (quella della foto sopra) non appare su nessuna delle tre divise da gioco 2021/22 e debutterà – dunque – nel campionato 2022/23.

Renault

Il settore automotive è uno dei più vivaci degli ultimi anni, per quel che riguarda questo genere di operazioni. Il posizionamento e la percezione dei brand e delle loro auto sono cambiati enormemente in pochi decenni e questo richiede un importante lavoro strategico.

Non fa eccezione Renault, che nel 2021 ha ridisegnato la sua identità visiva, mantenendo il classico logo a losanga ma tornando a un design più semplice, fatto di linee nette, molto simile a quello firmato da Victor Vasarely agli inizi degli anni ’70. Dinamismo, modernità e identità sembrano essere le parole chiave di un’identità già inconfondibile e in grado di vivere sia sulle auto che nel mondo digitale.

Peugeot

Anche un altro colosso francese dell’auto ha fatto coincidere il 2021 con una nuova identity di brand realizzata internamente dal Peugeot Design Lab. Anche qui si dice addio, in un colpo solo, al leone rampante che regnava incontrastato da ormai 45 anni, al classico colore metallizzato dei loghi automobilistici anni ’90/2000 e all’effetto 3D.

Il rebranding 2021 realizzato da Peugeot

La testa di leone ruggente inserita all’interno di uno stemma araldico (ovviamente scudo francese!) riprende il logo storico usato fra il 1960 e il ’64 ed è abbinata a un nuovo font pulito e minimale. Un cambio così netto non è sintomo della sola necessità di “svecchiarsi”, ma ci dice molto del desiderio di Peugeot di riposizionarsi, come ben spiegato nella sezione del sito dedicata alla nuova brand identity.

Hugo Boss

Rebranding rilevantissimo (anche perché supportato da una campagna marketing milionaria) è quello di Hugo Boss. Che semplifica, sceglie un segno più nitido e moderno e – soprattutto – supporta i cambiamenti con una ramificata strategia commerciale e comunicativa.

Dimenticate il vecchio Boss by Hugo Boss, ora c’è solo BOSS. La nuova scritta monocromatica, bold, inconfondibile, in pochi mesi è già diventata un must per appassionati e clienti del mondo fashion, con focus dichiarato sulla generazione Millennials. Al suo fianco stesso trattamento per la linea più giovanile Hugo (destinata alla Generazione Z), che sfrutta lo stesso font ma è caratterizzata dal colore rosso.

Pfizer

È una delle aziende di cui più abbiamo sentito parlare – ahimé – negli ultimi anni, a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Oltre ad averci dato una delle più potenti armi anti-Covid con il suo vaccino, nel 2021 Pfizer ha lanciato anche una nuova identità visiva.

Refresh del font senta troppi stravolgimenti, colori sempre sulle tonalità del blu ma più decisi. Soprattutto però, sparisce l’ovale-pillola che incorniciava la scritta Pfizer e, accanto al nome dell’azienda farmaceutica, compare un simbolo stilizzato che rappresenta l’elica del Dna.

Inteso come Dna aziendale, sicuramente, ma anche come “contenitore” di tutte le risorse e le informazioni che permettono lo sviluppo, l’evoluzione, la cura.

Il rebranding più discusso del 2021: Facebook/Meta

Dopo appena due anni rebranding anche per Facebook, Inc

Ultimo, ma non certo per importanza, il rebranding corporate di Facebook, da qualche mese ufficialmente e per tutti Meta. Occorre precisare che al momento questo non impatta sull’aspetto di social come Facebook o Instagram, ma semplicemente sull’identity aziendale in senso più ampio: si passa da Facebook, Inc. a Meta Platforms, Inc.

Un gruppo enorme, che Mark Zuckerberg vuole sempre più proiettato verso un “nuovi modi di connettersi” e verso quella che sembra la nuova terra promessa: il metaverso. Anche se i confini del metaverso stesso non sono ancora definiti e il concetto è per molti ostico, Zuck decide di metterci un segnaposto.

Nel XX secolo avrebbe forse piantato una bandierina, oggi svela un nuovo logo e una nuova identity. Il logo è un simbolo dell’infinito stilizzato, che richiama anche l’iniziale della nuova azienda e – volendo – la forma di un joypad. Il font utilizzato per il nuovo naming è lo stesso lanciato da Facebook alla fine del 2019.

Questo rebranding è stato ampiamente analizzato e discusso e a molti non è piaciuto. Ma, indovinate? La gran parte di queste discussioni sono state pubblicate su piattaforme di proprietà di Meta. Che ci piaccia o no, avremo a che fare con Meta e con le sue brand identity presenti e future ancora per tanto tempo.

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Cover photo: Magda Ehlers/Pexels
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